Ammortizzatori psicologici
cosa sono e come funzionano
Gurdjieff spesso paragona l'essere umano a una macchina complessa. Seguendo la logica di tale comparazione cita l'esistenza di alcuni meccanismi specifici che definisce "ammortizzatori". Sappiamo che la funzione degli ammortizzatori nel caso di una automobile è quella di mantenerla in assetto neutro, compensando eventuali contraccolpi che potrebbero colpirla durante il movimento e mantenere il più possibile il contatto del pneumatico con l'asfalto, ma cosa sono gli ammortizzatori psicologici o interiori nell'essere umano?
Anche questo è un concetto che spesso viene citato all'interno della filosofia della Quarta Via. Cerchiamo di introdurre, in questa mini-lezione, tale argomento.
Gli ammortizzatori sono dei meccanismi di difesa psicologica che ci impediscono di vedere le nostre contraddizioni o quegli aspetti di noi che sarebbe doloroso riconoscere.
Vengono così definiti perché la loro funzione è quella di proteggerci dagli urti e dai contraccolpi che riceveremmo qualora ci rendessimo conto di essere preda di una personalità frammentata.
Se da una parte gli ammortizzatori sono utili ed indispensabili per difenderci da ció che è doloroso, dall’altra alimentano i meccanismi ripetitivi e la falsa conoscenza di se stessi.
Esistono moltissimi tipi di ammortizzatori psichici.
Proiettare sugli altri quelle emozioni, atteggiamenti o stati d’animo che rifiutiamo in noi è un tipico esempio di uno di essi.
Studiamo insieme un caso specifico:
Mario è un uomo sui trent’anni, dai modi pacati, che ha ricevuto un’educazione rigida, introiettando il concetto che manifestare la propria rabbia è un errore. E’ al bar di un aereoporto e ha fretta. Il cameriere che dovrebbe servirgli il caffè lo fa con molta calma. Mario inizia ad agitarsi. Il cameriere sembra ignorarlo. Improvvisamente inizia a pensare:
“Questa persona si sta comportando in modo sconveniente. Sono certo di stargli antipatico, altrimenti non si giustifica un comportamento di questo genere. Sembra quasi arrabbiato con me. Anzi, sicuramente è arrabbiato con me e me la sta facendo pagare. Mi sta guardando con odio… peró che gli ho fatto di male?”
“Questa persona si sta comportando in modo sconveniente. Sono certo di stargli antipatico, altrimenti non si giustifica un comportamento di questo genere. Sembra quasi arrabbiato con me. Anzi, sicuramente è arrabbiato con me e me la sta facendo pagare. Mi sta guardando con odio… peró che gli ho fatto di male?”
Se Mario accettasse la rabbia come sentimento normale, riuscirebbe a non proiettarla e a non interpretare la realtá in maniera distorta, reclamando il suo caffè.
Come puó cambiare prospettiva? Come possiamo liberarci da quegli ammortizzatori che, spesso, ci incastrano in emozioni negative e ci impediscono di essere serenamente noi stessi?
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