Cicli interiori di trasformazione necessari al cammino di evoluzione spirituale. Domande e ipotesi aperte, sulle quali siamo chiamati a riflettere per trovare il nostro intimo senso profondo.
Siamo pochi stasera su Zoom. L’influenza ha falcidiato metà di noi, ma è serata di incontro, lettura e condivisione. L’idea della conduttrice, sollecitata da una domanda precisa, emersa dall’esperienza precedente, è di parlare di un possibile nesso tra morte/rinascita spirituale e la pratica della meditazione. Allora cita: «Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno». Così, Neruda. «Ri-nasci ogni mattina…». Così, il saggio Buddha.
Riportiamo frammenti dall’esperienza di quell’incontro. Antonio, commentando la frase di Neruda e la saggezza del Buddha, pone una domanda precisa: «Il tema spirituale sfiorato la volta scorsa era quello del morire e del rinascere interiore. Chiedevo: è possibile pensare alla Meditazione come a un’occasione di morte e rinascita? Può la meditazione essere un mezzo per arrivarci? Può questo tipo di attività spirituale essere una valida risposta allo stato di agitazione e di attività continua della mente? Il rallentare la mente fino a giungere all’immobilità e alla cessazione del flusso dei pensieri, può essere paragonato a una piccola morte che porta poi a una rinascita?».
Il silenzio dura qualche minuto. La conduttrice: «Bisognerà poi però far scendere la consapevolezza eventualmente raggiunta nel cuore. Mi sembra che oggi il cercatore abbia bisogno di acquisire strumenti che lo aiutino a riscoprire il mondo del sacro, a percepire che esiste. Quindi, a morire alla condizione profana e a rinascere a quest’altro mondo».
Giulia non dà seguito a questo commento, bensì riprende dall’ultima frase di Antonio:
«Effettivamente, rallentare la respirazione, godendo delle sospensioni tra inspirazione ed espirazione, può forse permettere di vivere delle piccole morti e delle conseguenti rinascite». La conduttrice precisa: «Uscendo però dalla logica del controllo del respiro, bensì collegandosi a esso con umiltà e accompagnandolo dolcemente. Respirare non trasforma la realtà, ma l’esperienza che uno può fare della realtà. È l’esperienza che conta, come la Gnosi sembra indicare con una certa misura di chiarezza».
Antonio incalza: «Allora: può la meditazione essere considerata un modo per far rivivere l’esperienza della morte e della rinascita?».