Una interessante metafora fra interno ed esterno, ricca di spunti di riflessione e di possibilità di comprendere come tutto è connesso. Il nostro lavoro interiore può modificare profondamente i nostri punti di vista.
Il dominio del sapere è una caratteristica dell’uomo moderno, spesso però isolato dalla possibilità di una vera comprensione del cuore, la quale si traduce in esperienza. Dare un nome alle cose può allontanarci dalla partecipazione mistica con la natura e con gli esseri umani.
Nel qui e ora dell’atto creativo c’è un’intima connessione con la parte vera e originale di sé, che è capace di un nuovo parto che costantemente si rinnova, in contatto con quel grembo dal quale emerge ogni forma di vita.
Il racconto qui esposto è il risultato di una commistione fra personaggi storici, fatti realmente accaduti e passaggi narrativi frutto dell’immaginazione dell’autore. Un testo ricolmo di Gnosi.
Chi crediamo di essere, come siamo, a cosa siamo destinati. Prova a suggerircelo un nostro compagno di strada d’eccezione. Qualcuno che pensiamo di conoscere e che può aiutarci a cogliere i tratti della nostra reale – e regale – natura.
I nostri piccoli o grandi abusatori quotidiani sono solo dei nemici per noi? O possiamo cogliere nella loro presenza, più o meno costante, un messaggio più alto? Proviamo a osservare con occhi diversi le dinamiche relazionali che ci pesano nel cuore.