E rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Questa era la frase del Padre Nostro che con più sentimento recito. Vuoi saperne di più? Entra qui e te lo racconto...
Blog Gurdjieff e Quarta Via
Cosa vuol dire credere in Dio? Penso che le risposte possibili a tale domanda siano tante quante le anime degli uomini: ma c'è una risposta?
Ci rendiamo conto dell’importanza delle impressioni che riceviamo nella nostra quotidianità? Per noi sono un nutrimento fondamentale, più del cibo…
Il nostro cervello lo usiamo solo in minima parte, ricordatelo Luciano. Tutto l'altro ben di Dio va sprecato, se non lo coltivi Le parole dell'amata! Cosa voglio dire? Prova a capirlo tu stesso leggendo questo mio post...
Lunedì, 13 Luglio 2015 00:00
Elementi di psicologia: SVELARE I BISOGNI
Scritto da Teca di Legnano e Milano
A volte mi piace soffermarmi in silenzio a osservare gli altri esseri umani nel quotidiano.Cosa rappresentano simbolicamente? Scoprilo in questo articolo
Mercoledì, 01 Luglio 2015 00:00
Esperienze interiori: la catena dei denti
Scritto da La teca di Milano e Legnano
Il dolore ad un dente come il dolore interiore. Cercare nel presente non aiuta a risolvere la situazione. Cosa fare? Impara ad aiutarti quando soffri.
Certo che alla Teca sono matti. Un seminario su Malattia e Morte come Maestre di Vita è roba che sfida ogni regola di marketing! Leggi qui cosa è accaduto...
Domenica, 28 Giugno 2015 00:00
Quarta via: la frammentarietà e la scoperta della propria natura spirituale
Scritto da La Teca Trento
Superando l’illusione di essere un Io unico, il ricercatore scopre la propria fragilità e realtà. Scoprila anche tu!
Sabato, 27 Giugno 2015 00:00
Esperienze interiori: la prospettiva del bruco
Scritto da La Teca Trento
Pensiamo che sia possibile un cambio di prospettive nella nostra vita su quello che è la nostra realtà? Possiamo fare tesoro del proprio valore reale.
“Cercare lo psicoterapeuta giusto è come acquistare delle mutande” ha detto Mary Jane, la mia amica esperta in analisi. Lei è proprio una bella donna, è bello chiacchierare sorseggiando i suoi drink. “Lo sai che una volta pagate, non si cambiano. Trovare la persona giusta al primo appuntamento è quasi impossibile. Peggio che cercare un partner!” E ride. Inutile propormi con lei mentre trattiamo questo argomento. “E così, puoi fare due cose, andare in giro con delle mutande che ti stringono, che ti lasciano il segno, che si spostano continuamente oppure prendertela con molta calma, ma avendo chiaro quali sono i tuoi bisogni e obiettivi. Non è giusto chiedere al corpo di adattarsi alla biancheria, per bella o firmata che sia. Sono le mutande che devono adattarsi al tuo corpo!” Oggi me ne ha raccontate di tutti i colori: “Ci sono quelli che ti rimproverano perché non hai ancora superato una relazione di dipendenza, quelli che si rifiutano di parlare un’altra volta di tuo padre, perché «abbiamo già affrontato l’argomento», quindi abbiamo risolto, vero? Quelli che marcano un’eccessiva distanza, forse perché temono di assomigliarti, hanno paura di scoprirsi anche loro dei semplici esseri umani che tentano di essere più felici…” Mi ha raccontato di quando si è sentita giudicata, accusata, offesa e abusata da qualche originale individuo, che pensa di avere fatto un buon lavoro su di sé semplicemente perché conosce qualche sofisticata teoria. “È triste dirlo, ma ci sono anche quelli che ti vedono soltanto come moneta sonante che entra in cassa e ti tengono lì, prigioniero, dipendente e bisognoso per anni”.Inizio così la mia ricerca. Audace, ma consapevole delle difficoltà in cui forse mi imbatterò. Che però non saranno soltanto mie. Sono davanti alla porta del primo terapeuta della mia vita, è un nome abbastanza noto. Ricordo sorridendo la storia delle mutande. Ascolto il piccolo Luciano e tutte le emozioni che ho paura di far affiorare.Respiro. E chiedo alla mia parte fragile di aspettarmi fuori, di non entrare questa volta. Prima voglio fargli delle domande, prima devo capire se quest’uomo merita la mia fiducia, se merita l’importante nome di Terapeuta. Lo devo a me e lo devo a Mary Jane.
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