Apro il portone di casa e lì, accucciata sul marciapiedi, ci sei tu. Tieni in mano un cartello “HO FAME”.
Mi prende uno stranguglione allo stomaco e subito, sull’onda emotiva, ti do un euro.
Come sto bene ora… bevo il mio caffè al bar soddisfatta di me stessa.
Quanto mi piace la vocina che mi dice ‘brava, sei buona’.
Il giorno dopo ti rivedo e così per giorni di seguito.
Ogni volta il piccolo euro.
All’ennesima mattina: “Adesso basta” dico ad alta voce. M’irrigidisco e la vocina dentro sussurra ‘non se ne può più di questi qua’ e me ne vado sdegnata a bere il mio caffè al bar.
Però ‘come sei cattiva’… e poi ‘così egoista’…
Ma quante vocine dentro di me! Prima ‘sono buona’, poi ‘cattiva’.
In me un Giudice con il dito indice alzato assolve o condanna.
E siamo già in tre. Quella buona, quella cattiva e lui, il Giudice.
E dire che ero convinta di essere UNA, quando sono solo una molteplicità.
Uno, nessuno, centomila.
Grazie Pirandello.
Una sola moltitudine.
Grazie Pessoa…
Ah Monsieur Gurdjieff avevi ragione tu. Il Lavoro su di sé è impervio.
Quell’euro era donato meccanicamente, quello non dato era negato altrettanto meccanicamente…