"Conosci te stesso": gli studiosi, anche se con alcune differenze, concordano sul fatto che con questa frase Apollo esortasse gli uomini a “riconoscere la propria limitatezza e finitezza”.
La conoscenza di sé ha inizio con l’auto osservazione.
Il maestro G.I Gurdjieff, raccomanda all’uomo che voglia occuparsi della propria evoluzione interiore di far crescere in sé, in modo parallelo, sia il “sapere” che l’”essere” perché la conoscenza che deriva dallo studio di un sistema quale quello di Quarta Via, possa trasformarsi in vera comprensione.
L’ auto osservazione è strettamente collegata alla possibilità di crescita dell’essere. Praticata nel corso dello studio del Sistema, all’interno di un gruppo di persone orientate allo stesso obiettivo, con una guida esperta, rende possibile la trasformazione della conoscenza in esperienza profonda, unica, personale: la sola valuta che possa essere spesa nella ricerca della crescita interiore.
Da questa prospettiva possiamo comprendere meglio cosa intendesse Gurdjieff quando sosteneva che la fede non ci serve proprio a nulla, che, anzi, può costituire un ostacolo e perché intimasse ai suoi allievi di non credere ciecamente a ciò che egli diceva. La teoria che non sia tradotta in esperienza personale non fa che accrescere la nostra linea del sapere a scapito di quella dell’essere.
La nostra testa è piena di speculazioni, forse ancora più di quella dei contemporanei di G. e spesso si tratta di teorie, pure accattivanti, ma che restano solo nella nostra mente: non possono penetrare nelle nostre cellule finché non sono trasformate nella sola valuta spendibile. Più si fermano a questo livello più perdono il loro potere di risvegliarci dal sonno della coscienza, più ci intrappolano nell’illusione.
L’auto osservazione, condotta in modo regolare, è l’inizio di un dialogo con noi stessi orientato all’accoglienza di tutto ciò che in noi si (o meglio, ci!) muove, più o meno gradevole che sia. Richiama quell’antica esortazione di Apollo sul “riconoscere la propria limitatezza e finitezza”.
Allora sorgono spontanee delle domande relative al come concretamente condurla, se sia necessario conoscere e praticare delle tecniche particolari, su quali siano gli errori da evitare, su come riconoscere di essere sulla strada giusta, come accorgersi degli errori e come, eventualmente, aggiustare la rotta… E, soprattutto, su quale sia la vera meta di questo viaggio e se sia davvero un obiettivo raggiungibile. Mentre cerco le risposte a questi quesiti lascio che risuonino in me le parole di un caro amico: “Una persona è viva quando sente, conosce, ama se stessa, compresa la sofferenza che ha dentro…. Si verifica un grande cambiamento: avviene che riusciamo ad abbracciarci accogliendo ed onorando la sofferenza”.