E riceve dal Padre il dono divino di ringiovanire e, alla fine, di tornare nel luogo dove si trovava all’inizio. Questa è la risurrezione dei morti (…). Ringiovanendo ascenderà lodando il Padre e lodando il Fratello attraverso il quale venne riscattata. In questo modo l’anima sarà riscattata attraverso la rigenerazione”.
Per l’autore di questo testo, quindi, l’anima preesiste e la sua unione con il corpo umano viene interpretata come una forma di prostituzione. Alla fine, però, l’anima ritorna nel luogo da cui proveniva, rigenerata e ringiovanita. Il testo gnostico termina con una citazione dell’Odissea, alludendo al desiderio di Ulisse di ritornare nella propria città. Quest’idea del continuo ritorno, in qualche modo, possiamo ritrovarla nella dottrina della trasmigrazione delle anime. Dello stesso tenore è il trattato Insegnamento Autorizzato o Discorso Sovrano dove si trovano cenni della credenza della preesistenza dell’anima. L’anima spirituale diventa un’anima materiale entrando in contatto con le passioni, i piaceri, la concupiscenza, l’invidia e l’odio sino al giorno in cui “si risveglia rendendosi conto di ciò che nella sua profondità si nasconde in essa e si affanna nel desiderio di entrare nella camera nuziale, alla cui porta l’attende, attento, il suo Pastore”. Nell’Apocalisse di Paolo, un altro testo gnostico del II sec., l’anima, quando viene castigata alle porte del quarto cielo per aver trasgredito la legge protesta e dice: “Porta qui dei testimoni che dimostrino in quale corpo io ho commesso la trasgressione”.
L’ANIMA SI REINCARNA?
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