Gentilissima Redazione,
sono un appassionato di letture esoteriche e il mio autore preferito è Monsieur Gurdjieff. Il concetto principale del suo insegnamento è il ricordo di sé: uno stato di attenzione e presenza che permette di realizzare delle “fotografie” di se stessi, delle proprie reazioni emotive e dei propri automatismi. Ne rimasi affascinato, e iniziai a esercitarmi nell’applicare il ricordo di me. Il senso di sorpresa nel rendermi conto che le cose fuori e intorno a me mi rapivano, inducendomi all’oblio di me stesso, spesso veniva seguito da un amaro senso di sconforto nell’osservare la mia impotenza. Sono passati più di vent’anni da allora e le cose non sono migliorate molto. Ho fatto qualche errore tecnico oppure il ricordo di sé è una meta impossibile per la mente umana? Grazie per il riscontro che potrete darmi.
Carissimo amico,
grazie di cuore per darci la possibilità di parlare di un tema così importante. Innanzitutto, cerchiamo di dare una breve descrizione di questo fenomeno psichico: il ricordo di sé è un’azione cosciente e volontaria che conduce l’Io a essere presente a se stesso, aiutandosi - in questo modo - a osservare il processo eccitativo o depressivo che proviene nell’interazione con il mondo circostante.