Gent.ma dott.ssa Valerio,
sono molto vicina a un’amica che vive una relazione disfunzionale con il compagno, il quale la tratta in modo offensivo, la mortifica con giudizi feroci e critiche e a volte, è anche manesco. Mi sento impotente di fronte alla mia amica, che accampa sempre giustificazioni e sembra mantenere verso di lui un atteggiamento protettivo. Oltre alle più ovvie paure nel separarsi da un uomo così (vedi ritorsioni fisiche ed emotive), mi chiedo quali possano essere i fattori inconsci che impediscono di tagliare una relazione umiliante e insana. Grazie per la sua risposta.
Cara Lettrice, attenta e preoccupata per l’amica, la domanda che rivolge a se stessa e a noi è davvero cruciale. Nella nostra civiltà l’inimicizia tra maschile e femminile inizia dalle prime pagine della Genesi, e abita anche l’Olimpo della mitologia greca. Come due elementi chimici, questi opposti si attraggono e si respingono, desiderano l’unione e nello stesso tempo generano esplosioni. Le relazioni sentimentali richiedono un lungo apprendistato, perché non vi sono scuole di preparazione (purtroppo) e nemmeno ideali validi per tutti, né modelli convincenti.
Non è mai facile attraversare una relazione d’amore, che è determinata da fattori misteriosi e inconsci, a volte addirittura transgenerazionali. In molti casi, la scelta del partner è determinata dai nostri fattori complessuali, soprattutto nella prima metà della vita, quando veniamo attratti sempre dallo stesso tipo di persona poco affidabile, problematica, prepotente oppure sfuggente. Si ripete il problema che si era presentato con uno dei genitori: a volte ci si sposa per uscire da quella situazione, si suppone di aver scelto qualcosa di diverso e ci si accorge (dolorosamente) di essere caduti dalla padella alla brace. I saggi anziani spiegavano che uno dei sistemi più efficaci per risolvere un problema vissuto nell’infanzia era quello di erotizzarlo, di innamorarsene. Solo allora lo si capiva dal di dentro, e così si riusciva a liberarsene. Per sempre.