Tra volontà e meccanismi di resistenza, la regola può essere una fonte di autolesionismo o uno strumento di crescita. Quando è possibile una disciplina sana? Conosciamo le nostre motivazioni profonde?
Per scrivere un articolo, come per qualsiasi progetto, sono necessari alcuni fattori senza i quali ne diventa impensabile la realizzazione. Innanzitutto, l’interesse per un tema su cui portare l’attenzione riflettendo, meditando, raccogliendo idee e associazioni, ma anche cercando il giusto silenzio per ricevere intuizioni. Inoltre, sapere fin dall’inizio di non poterne esaurire la complessità in poche cartelle, e che è opportuno selezionare gli aspetti che si vogliono mettere a fuoco rispettando le regole grammaticali che lo rendano scorrevole e comprensibile, senza però imprigionare la fantasia. E, infine, tenere fede al progetto. Insomma, tutte cose che richiedono tempo e dedizione, dunque disciplina.
Una parola che può correre come un brivido lungo la schiena quando ricorda la punizione o l’atmosfera militare, il cilicio dei monaci medievali o il giudizio universale. Perché ha il sapore dell’obbligo, del dover dimostrare la propria affidabilità e la propria competenza. Ha anche l’odore di una specie di morte dove rischiano di sciogliersi, nell’acido della delusione, il senso del proprio valore e la stima degli altri. Un sapore e un odore che caratterizzano il senso di colpa.